Inizio 2024: lo stato di salute dell’economia mondiale in tempi di conflitto

Uno sguardo alla Russia, quasi due anni dopo

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La possibilità di un soft landing per l’economia globale si avvicina, quantomeno secondo le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI), rilasciate a fine gennaio. Per il 2024, il World Economic Outlook Update prevede una crescita del PIL mondiale del 3.1%, in rialzo di 0.2 p.p. rispetto alle stime di ottobre, grazie ad una resilienza maggiore delle aspettative da parte dell’economia americana nella seconda metà del 2023, ma anche di diversi paesi emergenti e in via di sviluppo. La crescita dell’economia mondiale si conferma ancora al di sotto della media storica (che era stata pari al 3.8% nel periodo 2000-2019), ma il processo di disinflazione è in corso e i rischi alla crescita globale risultano piuttosto bilanciati, e più moderati rispetto al passato.



Come si nota dal grafico, la revisione al rialzo per le stime di crescita del PIL nel 2024, rispetto alla precedente edizione del WEO, risulta moderata ma diffusa tanto alle economie emergenti che avanzate. Inaspettatamente, tra i paesi inclusi nello scenario è proprio la Russia a registrare la revisione più elevata: per l’anno in corso si prevede infatti una crescita del 2.6% per il PIL del paese, con un rialzo di 1.5 p.p. rispetto alle stime FMI dello scorso ottobre.
Secondo il Fondo, tali ritmi di crescita particolarmente dinamici per l’attuale contesto bellico si collocano sulla scia di una crescita superiore alle attese già nel 2023 (pari al +3%), a causa dell'elevata spesa militare e dei consumi privati, sostenuti dalla crescita dei salari in un mercato del lavoro rigido. Contribuisce, quindi, alla crescita economica, la cosiddetta “economia di guerra”; dal punto di vista del commercio estero, ha invece contribuito positivamente alla tenuta dell’economia russa anche una riallocazione – almeno parziale – sul fronte delle esportazioni.

Focus commercio estero con la tecnica del mirror flow

Andiamo allora ad approfondire gli ultimi dati di commercio internazionale in merito agli scambi russi. In mancanza di dichiarazioni da parte della Russia sui propri flussi commerciali dall’indomani dell’avvio del conflitto con l’Ucraina, utilizziamo la tecnica del mirror flow: consideriamo, quindi, le rispettive cifre fornite dai paesi che hanno dichiarato scambi con la Russia, in entrata o in uscita.
Nei grafici di seguito riportiamo le dichiarazioni di import e di export dei paesi del mondo da/verso la Russia, a prezzi correnti e costanti, e i relativi tassi di crescita.



Come emerge dai grafici, le importazioni del mondo dalla Russia, considerate a prezzi costanti, risultano in evidente calo soprattutto nell’ultimo anno. Secondo i dati ExportPlanning, a chiusura 2023 si stima una contrazione del -19%, dopo il -12% del 2022 (che aveva riportato i flussi a prezzi costanti sui livelli del 2020).
Considerando invece i valori a prezzi correnti (che non risultano quindi depurati dagli effetti del generalizzato aumento dei prezzi), le importazioni del mondo dalla Russia mostrano un marcato aumento nel 2022, a cui ha però fatto seguito un calo del 30% nel 2023. A chiusura 2023, si stima che le importazioni del mondo dalla Russia si siano collocate sopra i 300 milioni di euro a prezzi correnti, risultando quindi di poco inferiori ai livelli del 2021, complice l’effetto prezzi ed una riallocazione almeno parziale dei flussi in uscita dalla Russia verso i mercati orientali.

Paesi che dichiarano di importare dalla Russia


Guardando ai dati in merito ai paesi che hanno dichiarato di importare dalla Russia, vediamo infatti che nel 2023 il 36% del totale delle importazioni sono provenute dalla Cina, il 18% dall’India e il 13% dall’UE. Si pensi che nel 2021 la quota cinese era prossima al 20%, quella indiana attorno al 2% e quella europea superava il 40%.

Data la significativa concentrazione dell'export russo sul fronte delle materie prime (pari al 68% del totale esportato dal paese nel 2021), il notevole aumento dei prezzi verificatosi soprattutto nel 2022 ha inciso anche sugli introiti relativi alle esportazioni, nonché sulla bilancia dei pagamenti del paese. Guardando ai dati FMI in merito al saldo delle partite correnti (beni) emerge infatti un punto di massimo nel II trimestre 2022, andato poi progressivamente a scendere, tra il generale calo dei prezzi delle commodity e il progressivo effetto delle sanzioni occidentali.

Fonti: Fondo Monetario Internazionale (sx) e PricePedia (dx).

Di pari passo, gli effetti delle sanzioni sugli introiti provenienti dalle esportazioni si sono rispecchiati anche sulla valuta, il rublo russo, che nel corso del 2023 ha perso oltre il 20% del suo valore rispetto al dollaro.

Quali prospettive per il futuro? Se nel breve periodo la Russia sembra mostrare una discreta resilienza agli effetti della guerra, grazie al supporto della spesa pubblica e alla natura stessa dell’economia del paese, fortemente concentrata su materie prime in buona parte di controllo statale, secondo gli esperti le prospettive nel lungo periodo non risultano altrettanto ottimistiche. Troviamo, infatti, da un lato il rischio di una progressiva perdita di introiti sul fronte delle materie prime, e dall’altro un invecchiamento dell’apparato produttivo, a fronte di una riduzione dell’approvvigionamento di tecnologia; ultimo ma non meno importante, spicca il fattore capitale umano, asset soggetto ad un inevitabile indebolimento in tempi di conflitto e migrazioni.